Le fasi di lavorazione della pelle
La lavorazione della pelle è un’arte antica. Nata come esigenza e divenuta, nel tempo, mestiere, è un procedimento complesso che richiede diversi passaggi per rendere la pelle lavorabile, resistente e duratura. Quali sono le principali fasi di lavorazione che trasformano la pelle da scarto dell’industria alimentare a nuovo materiale di valore?
1. CONSERVAZIONE
La prima fase consiste nel disidratare la pelle per preservarla dall’azione del tempo. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso la salatura di entrambi i lati della pelle con sale comune, o tramite essiccamento.
2. LA PREPARAZIONE ALLA CONCIA
Consiste nelle cosiddette operazioni di riviera, chiamate così poiché comprendono le fasi che richiedono la maggior quantità di acqua e che pertanto in passato, in genere, venivano fatte in riva ai fiumi. Queste operazioni sono diverse, e servono principalmente a reidratare la pelle e a ripulirla prima della concia vera e propria, e in alcuni casi anche a separare il fiore, parte superiore e più pregiata della pelle, dalla parte inferiore, ovvero la crosta: quest’ultima operazione si chiama spaccatura, e può essere eseguita anche in seguito, durante il processo di concia, a seconda delle esigenze del prodotto da realizzare.
3. CONCIA
La concia è l’operazione chimica che trasforma la pelle in cuoio, rendendola un materiale duraturo e sottraendola al processo di naturale decadimento dettato dal tempo. Il processo avviene inserendo le pelli all’interno di grandi contenitori in legno, chiamati bottali, insieme a una soluzione di agenti concianti: ruotando, il bottale agevola la penetrazione del conciante all’interno delle fibre della pelle. Esistono numerosi tipi di concia: tra quelli più diffusi, la concia al cromo e quella al vegetale. La concia al cromo è il tipo di concia di gran lunga più diffuso ma anche il più inquinante, che utilizza le proprietà del cromo e dà vita ad un tipo di pelle definita “wet blue” per il suo colore tendente all’azzurro-verde. La concia vegetale è invece tra i tipi di concia più antichi, che consiste nel far macerare le pelli in acqua con tannino vegetale, dando al cuoio un colore nelle tonalità del marrone.
4. OPERAZIONI POST-CONCIA
La pelle conciata non è però ancora pronta per essere lavorata: una volta uscita dai bottali è un materiale che, se asciugato in modo inadeguato, dà luogo a un prodotto rigido e cartonato. È quindi necessario procedere con alcune operazioni post-concia: l’asciugatura, che elimina dalle pelli l’acqua in eccesso, e l’ingrasso e la palissonatura, che servono a restituire alle pelli la morbidezza, la malleabilità e l’impermeabilità perdute in seguito all’essiccamento. A queste fasi segue la fase finale della rifinizione, che comprende tutte le operazioni effettuate sulla pelle asciutta per alternarne la superficie a fini estetici o funzionali, come la tintura, per conferire alla pelle il colore desiderato, o la rifinizione chimica, che consiste nel ricoprire la superficie della pelle con un particolare film.
Se è vero che l’industria conciaria si occupa sostanzialmente del recupero di un rifiuto dell’industria alimentare, rifiuto che è un by-product di un settore di dimensioni considerevoli come quello della carne, è però anche vero che queste operazioni appena descritte, come tutti i processi che operano una trasformazione delle materie prime, comportano un alto potenziale inquinante, determinato da scarichi idrici, rifiuti solidi ed emissioni in atmosfera. Ma non solo: ciò che della pelle conciata e rifinita non viene utilizzato diventa nuovamente scarto: un processo di recupero che quindi, a sua volta, può generare rifiuti il cui smaltimento ha un impatto sull’ambiente non indifferente.
L’azione di Cartiera rompe l’ultimo tassello di questo schema per renderlo più sostenibile: l’upcycling, cioè il recupero delle pelli inutilizzate destinate allo smaltimento, ci consente di evitare non solo di consumare ulteriori risorse naturali e l’uso e il rilascio di sostanze nocive nell’ambiente, ma anche di contribuire a ridurre la mole di rifiuti da smaltire e le conseguenze che ne derivano. Un modo per fare ogni giorno la propria parte per la costruzione di un’economia circolare vera, che vada al di là del semplice riciclo, fino ad arrivare a non produrre più rifiuti.